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Mediterranea, il racconto shock

Ragazzi torturati, presi a calci e gettati in mare. Spari ad altezza d'uomo. E’ il racconto shock dell’equipaggio della nave Mediterranea ferma al porto di Trapani e sanzionata per non aver rispettato il decreto Piantedosi. La ong ha presentato un esposto in Procura

di francesco appari -

La ONG Mediterranea Saving Humans, la cui nave è attualmente ferma nel porto di Trapani per un provvedimento di fermo amministrativo, ha depositato un esposto penale alla Procura della Repubblica di Trapani, firmato dal comandante Paval Botica e dal capomissione Beppe Caccia, con l’assistenza degli avvocati Serena Romano e Fabio Lanfranca del foro di Palermo.

«L’esposto ricostruisce i fatti che si sono verificati durante la missione di ricerca e soccorso appena conclusa – spiega la ONG – a partire dalle intimidazioni ricevute dalle milizie libiche, che avevano circondato la nave in acque internazionali nella mattina di lunedì 18 agosto, fino all’evento della notte tra mercoledì 21 e giovedì 22, quando un gommone militare, sicuramente appartenente alle stesse milizie, aveva scaraventato con violenza in acqua le dieci persone poi soccorse in mare da noi».

Mediterranea chiede all’autorità giudiziaria di indagare su questi episodi, «di individuare le responsabilità dei gravi reati commessi da miliziani e trafficanti libici e le complicità italiane nella collaborazione e nel sostegno a questi gruppi criminali».

La nave si trova a Trapani da alcuni giorni dopo aver attraccato in porto con 10 migranti a bordo, nonostante le autorità avessero indicato Genova come porto sicuro. Una scelta compiuta dall’equipaggio per motivi di sicurezza e distanza. Proprio questa decisione ha portato al fermo amministrativo della nave, sulla base del Decreto Piantedosi.

L’azione legale della ONG arriva in un contesto teso, tra proteste, solidarietà e un acceso dibattito sulle politiche migratorie italiane e il ruolo delle organizzazioni umanitarie nel Mediterraneo.