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Migranti, un altro giudice etneo non convalida trattenimento

Un altro giudice del Tribunale Civile di Catania non convalida il trattenimento di alcuni migranti sconfessando di fatto nuovamente il decreto Cutro del Governo. Il provvedimento è stato adottato dal giudice Rosario Cupri che segue la linea della collega Iolanda Apostolico

di Bruno Capanna -

Il Tribunale Civile di Catania non convalida il trattenimento di 6 migranti a Pozzallo, stabilito dal Questore di Ragusa. Il provvedimento, adottato dal giudice Rosario Cupri, collega di Iolanda Apostolico che lo scorso 29 settembre ha rigettato una richiesta analoga che riguardava 4 tunisini, sconfessando il decreto Cutro del Governo nazionale e suscitando l’ira dello stesso con tanto di polemiche legate anche alla presenza della stessa Apostolico ad una manifestazione pro migranti al porto nel 2018.

Cupri, ricordando una decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, sottolinea come “il trattenimento di un richiedente protezione internazionale” costituisca “una misura coercitiva che priva tale richiedente della sua libertà di circolazione e lo isola dal resto della popolazione, imponendogli di soggiornare in modo permanente in un perimetro circoscritto e ristretto”. “Ne discende – afferma il giudice – che il trattenimento, costituendo una misura di privazione della libertà personale è legittimamente realizzabile soltanto in presenza delle condizioni giustificative previste dalla legge”.

Il giudice sottolinea poi che la Corte di Cassazione ha stabilito che “la normativa interna incompatibile con quella dell’Unione va disapplicata dal giudice nazionale”. “La richiesta di protezione internazionale non è soggetta ad alcuna formula sacramentale” e che nel caso di un 37enne tunisino, sbarcato il 3 ottobre a Lampedusa e poi trasferito a Pozzallo, la sua domanda “doveva essere esaminata al suo ingresso alla frontiera di Lampedusa” e la sua richiesta “sottoscritta a Ragusa non può essere trattata come procedura di frontiera”. Anche in questo caso il Ministero dell’Interno impugnerà la decisione del Tribunale etneo con un ricorso in Cassazione.