Cronaca
Omicidio Campanella: il coltello trovato non è l’arma usata
Il coltellino rinvenuto una settimana fa nei pressi della zona dell’omicidio non sarebbe compatibile con le ferite riportate dalla vittima
Continuano a emergere nuovi dettagli sull’omicidio che ha sconvolto la comunità di Noto e l’intera Sicilia. La morte di Sara Campanella, la giovane studentessa palermitana uccisa lo scorso 31 marzo, è ancora avvolta da molti interrogativi. A partire proprio dall’arma del delitto, che non è stata ancora trovata. Nei giorni scorsi, un coltellino era stato recuperato nella zona in cui è avvenuto il delitto, ma le analisi del Reparto investigazioni scientifiche (Ris) di Messina hanno escluso che si tratti dell’arma usata da Stefano Argentino, il 26enne che ha confessato l’omicidio. Sulla lama, infatti, non sono state rilevate tracce di sangue.
L’autopsia sul corpo di Sara ha mostrato cinque profonde ferite da taglio tra collo e schiena. Lesioni incompatibili con un coltellino: si ipotizza quindi l’uso di un’arma più grande e affilata. Letale la ferita ai vasi del collo, che ha provocato una grave emorragia. La ragazza, spiegano i medici legali, non avrebbe avuto il tempo di difendersi.
Durante l’interrogatorio di garanzia, Argentino ha ammesso il delitto, ma non ha fornito alcuna indicazione sull’arma utilizzata o sulle modalità dell’aggressione. Nel frattempo, i carabinieri hanno analizzato alcuni indumenti sequestrati a casa dell’indagato. Su diversi capi sarebbero state trovate tracce di sangue da contatto e da spruzzo. Resta ora da verificare se quel sangue appartenga alla vittima.
Gli avvocati della famiglia Campanella, Cettina La Torre e Salvatore Marino, intendono chiedere il confronto con le immagini di videosorveglianza per capire se quei vestiti insanguinati siano gli stessi che Argentino indossava il giorno del delitto.