Attualità
Ospedale sotto scacco, ancora polemiche
Mentre alcune province guadagnano, altre — come Caltanissetta — subiscono tagli. E Gela, ancora una volta, rischia di pagare il prezzo più alto
È un documento che fa discutere, quello presentato lunedì in Commissione Sanità all’Ars: la terza bozza della rete ospedaliera regionale, frutto di settimane di incontri e consultazioni tra l’assessorato alla Salute e i principali attori del sistema sanitario siciliano. Un testo ancora non ufficiale, ma già al centro di tensioni politiche e istituzionali.
Una revisione che, secondo l’assessorato, punta a una redistribuzione più equilibrata dei posti letto ospedalieri. Ma il bilancio, almeno per le Asp, è tutt’altro che incoraggiante: in molti casi si tratta di tagli. E se ci sono Aziende che aumentano i posti letto, come Siracusa o Paternò, a Caltanissetta il trend si inverte.
Qui, l’Asp nissena perde complessivamente 44 posti letto. E a farne le spese maggiori è ancora una volta l’ospedale “Vittorio Emanuele” di Gela.
Nella bozza si prevede un reintegro parziale: 4 posti letto ripristinati su 16 precedentemente tagliati. Troppo poco, secondo l’amministrazione comunale, che torna a denunciare una situazione ormai diventata strutturale.
A preoccupare è anche la sorte della doppia UTIN, l’unità di terapia intensiva neonatale, che da anni a Gela resta solo sulla carta a causa della cronica carenza di medici. E che oggi, secondo il piano, dovrebbe convivere con un reparto gemello a Caltanissetta.
La Commissione tornerà a riunirsi tra poche settimane. Ma se queste premesse dovessero essere confermate, l’amministrazione gelese si dice pronta a tutto: «Alzeremo di nuovo le barricate», ha promesso il primo cittadino.
E ancora una volta il sindaco Di Stefano lancia un appello ai rappresentanti del territorio, affinché la battaglia in difesa dell’ospedale di Gela non abbia colore politico.
Il futuro della sanità pubblica in Sicilia passa, anche, dalle scelte che si faranno nelle prossime settimane. E dai territori, come Gela, che non intendono restare in silenzio.