Ragusa

Rapimento a Vittoria, il giudice smonta la versione dei sequestratori

Ipotesi alternative sul movente

di Sergio Randazzo -

Un presunto riscatto da un milione di euro e un piano che sarebbe saltato per la perdita del cellulare della vittima: è la versione fornita dai tre indagati per il rapimento del 17enne Gaetano Nicosia a Vittoria. Una ricostruzione che il gip di Catania, Luigi Barone, definisce però “quanto mai inverosimile”.

L’ordinanza e gli arresti

In carcere sono finiti Gianfranco Stracquadaini, 50 anni, Stefano La Rocca, 23, e Giuseppe Cannizzo, 41. Stracquadaini, indicato dagli investigatori come promotore di un nuovo gruppo criminale nel Ragusano, era stato arrestato nell’ottobre scorso dopo un anno di latitanza.
L’ordinanza, firmata dal gip su richiesta del procuratore Francesco Curcio e dell’aggiunto Sebastiano Ardita, contesta la versione fornita dagli indagati, ritenendola incompatibile “con la pianificazione del rapimento e con le mire espansionistiche mafiose attribuite agli imputati”.

Ipotesi alternative sul movente

Secondo il gip Barone, è “oltremodo probabile” che dietro la rapida liberazione dell’ostaggio vi siano “ben altre dinamiche”, forse legate all’intervento di persone rimaste al momento non identificate. Elementi che, se accertati, potrebbero chiarire i rapporti tra il sequestro e le organizzazioni criminali attive nel territorio di Vittoria.
In mancanza di prove investigative certe, però, il giudice ritiene che allo stato non sia possibile collegare l’episodio a specifiche consorterie mafiose.

Il ruolo del presunto basista

Nelle 38 pagine dell’ordinanza emerge infine un dettaglio decisivo: uno degli amici che si trovava con il 17enne al momento del sequestro avrebbe avuto il ruolo di “basista”. Avrebbe infatti comunicato ai rapitori, “in tempo reale”, la posizione esatta di Nicosia, consentendo al gruppo di intervenire “con precisione chirurgica” e intercettarlo nel punto e nel momento stabilito.