Notizie
Referendum non valido
Ha votato solo il 30% degli aventi diritto
Il quorum (50%+1) per questo referendum abrogativo non solo non è stato raggiunto ma è rimasto molto, molto lontano. Sono mancati ben 20 punti percentuali. Il dato su chi si è recato alle urne rispetto agli aventi diritto al voto è oggettivamente basso: il 30%. Già ieri sera, quando si era appena superato il 20%, era chiaro che si sarebbe trattato di un fiasco per i promotori e i sostenitori del voto e dei sì abrogativi.
Una breve analisi in tre punti.
Punto primo: la materia, al di là di ogni legittimo tentativo di semplificare (soprattutto sui social), era complessa dunque ostica per uno strumento come quello referendario (sia esso “abrogativo” o “costituzionale” o “regionale”). Al referendum storicamente è sempre stato meglio avere una domanda breve su un concetto “divisivo” ma altrettanto breve. Del tipo: “Repubblica o Monarchia?”; Diritto al divorzio e all’aborto oppure no”; Acqua pubblica, sì o no” e via dicendo. In questo caso c’erano invece 5 quesiti di cui 4 in materie di lavoro e su articoli di legge piuttosto macchinosi. Chi aveva osservato come su tali materie sia preferibile lasciare ai governi e al Parlamento la responsabilità di fare (ed eventualmente disfare e rifare) le leggi non aveva torto. Del resto dei 72 referendum abrogativi svolti finora il 45% era già stato dichiarato invalido a causa del quorum non raggiunto.
Il secondo punto riguarda chi ha voluto, promosso e sostenuto i quesiti referendari. Quattro su cinque volevano (ri)estendere i diritti dei lavoratori dunque era ovvio ci volesse l’impegno dei sindacati. Ma nell’occasione la CGIL, almeno nella battaglia manifesta e pubblica, è stata sola. E’ vero che il sindacato di Landini resta il primo in Italia per numero di iscritti ma ne ha 5 milioni e 170mila mentre la CISL ne conta più di 4 milioni, la UIL oltre 2 milioni e le altre sigle sindacali ne fanno altri 3 milioni. Vuol dire che a mobilitarsi per questo referendum abrogativo è stato soltanto un terzo del panorama sindacale nazionale!
Punto terzo: il tema della riduzione dei tempi per ottenere la cittadinanza da parte di extracomunitari che ne abbiano comunque i requisiti non è oggi un argomento che sta a cuore alla maggioranza degli italiani. Altrimenti il quinto quesito avrebbe trascinato almeno un po’ gli altri quattro e così non è stato!