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Rete ospedaliera, ancora rinvii mentre la politica insorge

La discussione sulla nuova rete ospedaliera siciliana si ferma ancora. L’audizione prevista ieri all’Ars è stata rinviata a data da destinarsi. Intanto cresce la protesta a Gela, dove il piano prevede tagli al “Vittorio Emanuele”. La politica locale si compatta per chiedere una revisione del progetto regionale.

di finmedia -

La rete ospedaliera regionale resta, per ora, ferma ai box. Rinviata a data da destinarsi l’audizione in Commissione sanità all’Ars. Ufficialmente per la concomitanza con i lavori d’aula, ma dietro il rinvio si intravede anche la volontà del governo Schifani e della sua maggioranza di prendere tempo, vista la pioggia di critiche piovute su un piano che, nella sua ultima bozza, continua a scontentare molti territori.

Tra questi, Gela. Qui l’ospedale “Vittorio Emanuele” rischia di perdere ancora posti letto: dieci in meno, secondo le ultime tabelle, che ridimensionano ulteriormente una struttura già sotto pressione. Un depotenziamento che non convince l’amministrazione comunale, pronta a presentare ricorso al Tar. Il sindaco Di Stefano ha già pronto il fascicolo.

A peggiorare il quadro, la questione UTIN: l’Unità di Terapia Intensiva Neonatale, da anni promessa ma mai realmente attivata, verrebbe duplicata a Caltanissetta, lasciando Gela con un servizio solo sulla carta, come spiega l’assessore Filippo Franzone, con delega alla sanità

Franzone ha ribadito pubblicamente la propria contrarietà ai tagli, condividendo la linea del sindaco e dell’intera amministrazione.

A lavorare a una possibile mediazione è il deputato regionale di Fratelli d’Italia Salvatore Scuvera, che avrebbe dovuto partecipare all’audizione saltata. Anche dentro la maggioranza di governo, il piano non mette tutti d’accordo, soprattutto per la distribuzione dei posti letto. Scuvera teme che un taglio a Gela possa diventare un boomerang politico.

Dura anche la presa di posizione del vicepresidente dell’Ars, Nuccio Di Paola, che ha accusato apertamente il governo regionale di disegnare la nuova rete ospedaliera secondo logiche più politiche che sanitarie.

Intanto da Gela, i consiglieri comunali del gruppo “Una Buona Idea” chiedono uno stop immediato all’iter: un congelamento di almeno un anno, fino a settembre 2026, per costruire una rete realmente calibrata sui bisogni dei territori. L’obiettivo: evitare, dicono, “scelte scellerate”.

A Roma, il Movimento 5 Stelle porta il caso in Parlamento. La senatrice Ketty Damante ha presentato un’interrogazione al ministro della Salute Schillaci, denunciando il progressivo smantellamento dell’ospedale gelese, passato da oltre duecento a poco più di cento posti letto, con carenze croniche di personale e reparti in affanno.

Un’offerta sanitaria sempre più fragile, in un’area ad alto tasso di patologie, aggravate da decenni di industrializzazione pesante. Per i cittadini di Gela, il diritto alla salute – sancito dalla Costituzione – sembra sempre più un miraggio.