Agrigento
Tornano i dissalatori
Tre dissalatori pubblici, abbandonati per anni, stanno per tornare in funzione. In piena emergenza siccità, la Regione siciliana rifiuta la proposta da 850 milioni di Webuild e scommette sul rilancio degli impianti di Gela, Trapani e Porto Empedocle
In Sicilia si prova a scavare nel passato per dare risposte al futuro. A Gela, Trapani e Porto Empedocle i tre dissalatori pubblici, fermi da anni, dovrebbero essere riattivati entro due mesi. A comunicarlo è il neo assessore regionale all’Energia, Francesco Colianni, durante una conferenza stampa a Palazzo d’Orléans.
Si tratta di impianti dimenticati, eredità di scelte mai completate, che oggi provano a tornare protagonisti in una Sicilia assetata, piegata da mesi di siccità e razionamenti. La Regione li rimette in funzione per contrastare un’emergenza che non concede più tregua.
La strategia della Regione è chiara: agire subito, con risorse già disponibili, evitando maxi progetti dai tempi lunghi e dai costi elevati. Bocciata, infatti, la proposta di Webuild: un piano da 850 milioni di euro che avrebbe comportato, secondo le stime, un costo annuo di oltre 270 euro a famiglia per 27 anni.
Il governo regionale ha invece deciso di affidarsi al riutilizzo degli impianti esistenti, a cui si affiancheranno dissalatori mobili finanziati con un fondo da 90 milioni, approvato dal Cipess nell’ambito dell’Accordo per la Coesione.
Una scelta che punta sull’urgenza e sull’efficienza. Le strutture, una volta riattivate, potranno contribuire a coprire il fabbisogno idrico delle aree più colpite dalla crisi. Ma serviranno anche manutenzione, gestione attenta e controllo continuo, perché non tornino di nuovo all’abbandono.
In attesa dei nuovi impianti a Palermo e dei bandi per futuri investimenti, la Sicilia riparte da ciò che ha. E da tre dissalatori che, almeno sulla carta, potrebbero fare la differenza già prima dell’estate