Catania

Tre arresti per tratta, sfruttamento del lavoro e crudeltà su animali – VIDEO

Operazione della Squadra Mobile: eseguite tre misure cautelari in carcere

di Sergio Randazzo -

Su disposizione della Procura Distrettuale di Catania, la Polizia di Stato ha eseguito nella notte tre ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di un 54enne, un 52enne e un 56enne. Il provvedimento, emesso dal GIP etneo, arriva al termine di un’articolata indagine della Squadra Mobile di Catania, svolta con la collaborazione del Commissariato di Caltagirone.

Agli indagati — ferma restando la presunzione di innocenza — vengono contestati i reati di tratta di esseri umani, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e atti di crudeltà su animali.

L’indagine: il ruolo chiave delle associazioni antitratta

Le investigazioni sono partite dalla segnalazione di alcune associazioni impegnate nel sostegno alle vittime di tratta. Alcuni cittadini stranieri, assistiti dagli enti, mostravano infatti indicatori compatibili con situazioni di grave sfruttamento. L’ascolto di uno di loro, un uomo di nazionalità marocchina, ha permesso di raccogliere i primi elementi che hanno poi guidato l’intera attività investigativa.

Dalla Francia a Ramacca con false promesse

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il 52enne avrebbe convinto la vittima a trasferirsi dalla Francia a Ramacca (CT), prospettando opportunità di lavoro inesistenti e approfittando della sua condizione di estrema vulnerabilità. Una volta in Sicilia, lo straniero sarebbe stato reclutato dal 54enne nella propria azienda agricola.

Sfruttamento estremo: 14 ore di lavoro per pochi euro

Nella fattoria di Ramacca, il lavoratore sarebbe stato sottoposto — sempre secondo l’ipotesi accusatoria — a un regime di sfruttamento pesantissimo: fino a 14 ore di lavoro al giorno, pagate con compensi ben lontani dai minimi previsti dal contratto collettivo (8,90 euro l’ora).

Le retribuzioni riferite oscillavano infatti da 550 euro al mese (circa 1,26 euro l’ora), poi 650 euro (1,49 euro) e infine 800 euro (1,84 euro). Valori giudicati del tutto iniqui dal quadro indiziario raccolto.

Condizioni igieniche drammatiche: senza bagno né acqua calda

La vittima alloggiava, secondo quanto ricostruito, in un locale fatiscente adiacente al deposito del mangime, illuminato con un cavo volante e privo di riscaldamento e servizi igienici. L’uomo era costretto a lavarsi attingendo acqua da un punto esterno e ad espletare i bisogni in campagna. La presenza di roditori aveva reso necessario l’uso di esche per topi, trovate dagli agenti durante un sopralluogo.

“Cura” improvvisata a un ascesso per evitarne la denuncia

Per evitare che il lavoratore si rivolgesse a una struttura sanitaria — circostanza che avrebbe potuto far emergere la sua presenza — il 54enne, secondo l’accusa, avrebbe perfino praticato un piccolo intervento improvvisato su un ascesso al collo dell’uomo, usando un ago riscaldato, alla presenza del 52enne.

Tre ruoli distinti: datore, reclutatore e “guardiano”

Oltre al 54enne — indicato come gestore dell’azienda agricola — sono indagati:

  • il 52enne, ritenuto coinvolto nel reclutamento a condizioni di sfruttamento;
  • il 56enne, che secondo l’accusa avrebbe svolto funzioni di intermediario e “guardiano”, vigilando affinché i lavoratori non abbandonassero l’azienda.

Ai tre viene contestata l’aggravante di aver sfruttato almeno tre lavoratori.

Crudeltà su animali: accuse gravissime per il 54enne

Il 54enne dovrà rispondere anche dell’aggravante di violenza e minaccia indiretta. La vittima ha infatti riferito che l’uomo, per incutere timore, avrebbe abbattuto dei cani con un’arma da fuoco perché non obbedivano ai comandi e, in un caso, avrebbe addirittura trascinato un cane ferito legandolo all’auto. Episodi che rientrano nel reato di crudeltà sugli animali, aggravato dall’esito letale.

Durante le attività, gli agenti hanno trovato nella disponibilità dell’uomo una doppietta senza matricola, circostanza che in passato aveva già portato al suo arresto in flagranza.

Un secondo lavoratore sfruttato

Il 54enne e il 56enne sono inoltre indagati per aver sfruttato un altro cittadino marocchino, trovato durante una perquisizione nella fattoria nell’aprile scorso. Anche lui lavorava — secondo le accuse — in condizioni retributive e igienico-sanitarie analoghe alla prima vittima.