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Dighe Gela, Dirillo: al via la fase finale dei lavori

Un’operazione da 2,8 milioni di euro per riportare il corso d’acqua in sicurezza e tutelare le aziende agricole del territorio

di finmedia -

È un fiume che torna lentamente a respirare, il Dirillo, dopo mesi di attesa e anni di incuria. Arriva finalmente l’ok alla parte conclusiva dei lavori di manutenzione straordinaria e pulizia del tratto che attraversa il territorio di Acate. L’obiettivo è chiaro: ripristinare la piena efficienza idrica del corso d’acqua, messo in ginocchio dalle esondazioni del febbraio 2023. Un annuncio che arriva direttamente dal convegno sui grani antichi, nella Pinacoteca comunale, dove l’assessore regionale all’Agricoltura, Salvatore Barbagallo, ha confermato l’impegno assunto più di un anno fa dal presidente Schifani e dall’allora assessore Sammartino.

La situazione del Dirillo è nota: argini invasi da vegetazione selvaggia, alberi cresciuti senza controllo, rifiuti e detriti ammassati nell’alveo. Ora si parte con la bonifica completa, un intervento strutturale che prevede la rimozione della vegetazione di medio e alto fusto e la pulizia dell’alveo da materiali solidi e scarti. Una prima tranche dei lavori era già iniziata con mezzi e uomini dell’Esa, in economia, e verrà conclusa entro agosto. Ma è con l’appalto da 2,8 milioni di euro che si entra nel vivo: un anno di lavori per garantire sicurezza e continuità irrigua alle aziende agricole della zona, tra le più colpite dalle esondazioni. Il piano di interventi non si ferma al solo Dirillo: già finanziati anche i lavori per le traverse interne di Maroglio e Dirillo, a dimostrazione di un’attenzione costante verso la rete idrica secondaria.

Soddisfatto anche l’assessore all’emergenza idrica Filippo Franzone, che ha seguito da vicino l’evoluzione del progetto.

Ma restano le criticità: tra tutte, il nodo delle dighe. Recuperarle è complicato e costoso, a causa dell’interrimento degli invasi. La Regione, intanto, studia soluzioni alternative per garantire l’approvvigionamento idrico in un territorio fragile e assetato.

Un passo importante, dunque, ma non l’ultimo, in un percorso che punta a dare nuove certezze agli agricoltori e a mettere in sicurezza il sistema idrico siciliano.