Catania
Fermati quattro scafisti sudanesi accusati di favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina VIDEO
Le dichiarazioni raccolte dai migranti e gli approfondimenti investigativi hanno permesso di identificare quattro sudanesi
Il personale della Polizia di Stato di Catania, sotto il coordinamento della Procura Distrettuale etnea, ha eseguito il fermo di indiziato di delitto nei confronti di quattro scafisti sudanesi, rispettivamente di 21, 22 e due 30 anni. I quattro sono accusati di favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina.
Lo sbarco e le indagini
L’operazione è iniziata il 20 novembre, quando la nave ONG “Aita Mari”, battente bandiera spagnola, è attraccata al porto di Catania con a bordo 53 migranti di diverse nazionalità, soccorsi in acque internazionali il giorno precedente. Dopo le operazioni preliminari di accoglienza, i migranti sono stati trasferiti presso la struttura di via Forcile, dove gli investigatori della Squadra Mobile hanno avviato approfondite attività di indagine. È emerso che i migranti erano partiti su un gommone dalle coste libiche, un viaggio interrotto da un’avaria prima del soccorso.
Il ruolo degli scafisti
Le dichiarazioni raccolte dai migranti e gli approfondimenti investigativi hanno permesso di identificare quattro sudanesi come presunti responsabili del comando dell’imbarcazione. Gli scafisti avrebbero assunto ruoli specifici nella gestione del viaggio, unendosi al gruppo solo poco prima della partenza. Le perquisizioni personali hanno rinvenuto dispositivi elettronici che avrebbero supportato il loro coinvolgimento attivo nell’organizzazione del trasporto via mare.
Misure adottate e conferme giudiziarie
Sulla base delle evidenze raccolte, i quattro uomini sono stati sottoposti a fermo per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravato. I fattori aggravanti includono l’ingresso illegale nello Stato di più di cinque persone, il pericolo per l’incolumità dei migranti, e il coinvolgimento di più di tre persone nell’operazione. I fermati sono stati trasferiti presso la Casa Circondariale di Catania “Piazza Lanza”. Successivamente, il provvedimento è stato convalidato dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catania, che ha applicato la misura cautelare della custodia in carcere.