Notizie

Qualità della vita, il “Modello Ragusa”, nonostante tutto.

di Emiliano Di Rosa -

Le classifiche della Qualità della vita non sono il Vangelo ma non sono nemmeno numeri a casaccio: sono frutto di ricerche approfondite e diventano strumenti che descrivono le eccellenze e le fragilità del nostro Paese. Il Sole 24ore pubblicò la prima nell’autunno del 1990. Faceva il punto sulla vivibilità delle province italiane: una radiografia della ricchezza, dei servizi pubblici e della tranquillità sociale. Era composta da 37 indicatori e sviluppata in sei pagine. L’ultima indagine sulla qualità della vita, 33 anni dopo, si avvale di strumenti più sofisticati, amplia il dibattito sul rapporto tra benessere e felicità ovvero valuta la soddisfazione delle persone andando «oltre il Pil» e prende in esame ben 90 indicatori di cui 40 aggiornati al 2022. Detto ciò è innegabile come da 33 anni il Centro-Nord e il Mezzogiorno vadano a velocità diverse e la “questione meridionale” resti aperta anzi spalancata. In particolare in Sicilia l’unico conforto negli anni ’90 del secolo scorso era il tasso di natalità, mortificato anch’esso, ormai, dalla ripresa dell’emigrazione di cervelli e braccia. Pure ieri, nell’ultima classifica della qualità della vita delle 107 province, le siciliane sono andate male. Caltanissetta 106°, Enna 100°, Trapani 93°, Catania 91°, Siracusa 90°, Messina 89°, Palermo 88°, Agrigento 86°, Ragusa 85°. E se qualcuna ha guadagnato qualche posizione rispetto all’anno precedente, la statistica ci dice che probabilmente l’anno dopo farà un passettino indietro. Anche nel 2022 però la provincia che si classifica al posto più alto della graduatoria, tra le siciliane, è Ragusa: 85esima su 107. Ugualmente la statistica ci ricorda che quasi sempre così è stato: “l’isola nell’isola” mantiene costantemente una qualità della vita discreta, in parecchi indicatori non sfigura rispetto alle aree del Centro Nord del nostro Paese, il cosiddetto “modello Ragusa” resiste alle intemperie sociali ed economiche e al cronico gap infrastrutturale. Alla base vi sono stati e continuano ad esserci
alcuni fattori a partire da quello storico della Contea di Modica che fu “regnum in regno” e dove già nel XV secolo si avviò la distribuzione dei terreni in enfiteusi ai contadini che divennero piccoli proprietari de facto pagando un canone annuo al Conte. Nel giro di un paio di generazioni i contadini più ricchi divennero proprietari di diritto delle loro terre, riscattandole e trasformandosi da lavoratori in imprenditori. Insomma, con secoli di anticipo rispetto al resto della Sicilia latifondista, nel ragusano nacque una ricca borghesia fondiaria e l’agricoltura contò su maggiore impegno, buona lena, laboriosità. Stessa cosa avverrà nel novecento con l’industria: dal fascismo al dopoguerra al boom economico degli anni ’50 e ’60 e, infine, ai giorni nostri quando imprenditori lungimiranti hanno rinnovato e rimodulato la produzione e attuato in anticipo la crescita sostenibile. Di recente la convention “crescere sostenibili” a Modica con la partecipazione del presidente nazionale di Confindustria, Carlo Bonomi, ha offerto uno spaccato interessante di questa originale laboriosità iblea. Oltre alle classiche parole quali “futuro”, “sviluppo”, “crescita” e via dicendo se ne è scelta un’altra: “reputazione”. Scelta azzeccata perché forse la peculiarità più bella della provincia di Ragusa è la reputazione degli uomini e delle donne che da sempre in questo territorio vivono, lavorano, producono, commerciano, garantiscono una buona qualità della vita. Una reputazione fatta di impegno, fatica, sacrifici, onestà e che fa scalare le classifiche de Il Sole 24ore. Così si vive e così si va avanti auspicando maggiore attenzione e coraggio di chi vorrà investire in questa porzioncina di Sicilia, tra gli altipiani Iblei e un mare meraviglioso. Attenzione: i problemi non mancano nemmeno qui e di errori ne sono stati fatti, eccome. Nondimeno all’approssimarsi del 2023 questo modello regge. Regge tanto nelle classifiche annuali sulla qualità della vita quanto nella realtà di ogni giorno. La realtà di chi nasce, vive, studia, lavora, accoglie i turisti e gli investitori e porta avanti il “modello Ragusa”, nonostante tutto!